19.09.2014 | sia online | David Fässler & Frank Peter Jäger

Il potenziale della manodopera indigena

In Svizzera, il settore dell'edilizia e della progettazione continuerà ad appoggiarsi, anche in futuro, alla manodopera straniera qualificata - ciò è quanto emerge dal sondaggio condotto dalla SIA in merito all'iniziativa popolare contro l'immigrazione di massa. La SIA si appella al settore, esortandolo ad attingere anche alla riserva di manodopera indigena.

Il 9 febbraio 2014 la popolazione svizzera ha detto sì all'iniziativa popolare «contro l'immigrazione di massa». Accogliendo l'iniziativa gli Svizzeri si sono dichiarati propensi a un cambio di paradigma nella politica migratoria. Nel piano per l'attuazione dell'iniziativa, presentato in giugno dal Consiglio federale, si stabilisce in che modo la Confederazione intende fissare i tetti massimi e i contingenti per regolare l'immigrazione degli stranieri a partire dal 2017. Al proposito si terrà conto, a livello cantonale, degli indicatori riguardanti l'economia e il mercato del lavoro. In concomitanza con questa svolta nella politica migratoria, la SIA ha condotto un sondaggio, chiedendo ai membri affiliati come ditta di esprimersi in merito all'iniziativa e alle sue conseguenze.

Pianificatori – per lo più contrari 

Nell'ambito del sondaggio, effettuato in giugno, sono state interpellate in tutto 2017 ditte SIA, di cui 314 (circa il 15%) hanno fatto pervenire un riscontro. La maggior parte degli studi sondati ha valutato negativamente il risultato della votazione. Circa il 60% presume che la situazione apporterà per lo più degli svantaggi, mentre solo il 4% pensa che il nuovo sistema si rivelerà positivo. Il 36%, ovvero un buon terzo dei sondati, considera il risultato in modo neutrale.

L'approccio per lo più scettico nei confronti dell'iniziativa trova conferma nei risultati scaturiti dalle indagini congiunturali effettuate su incarico della SIA: in Svizzera il settore della pianificazione accusa una penuria di manodopera qualificata, e ciò malgrado le attuali previsioni congiunturali rivelino cifre per lo più contenute. Presso gli studi di architettura e ingegneria la penuria di personale genera ritardi o costringe a rifiutare gli incarichi. Oltre l'80% degli studi recluta pertanto manodopera straniera, proveniente soprattutto dai vicini Paesi membri dell'UE. Se si considerano le previsioni congiunturali, bisogna partire dal presupposto che, nei prossimi anni, il fabbisogno di personale qualificato resterà stabile o tenderà ad aumentare. Prendendo come riferimento i dati aggiornati, pubblicati dall'Ufficio federale di statistica (UST), nel caso di una quota costante di stranieri, pari a circa il 25%, per coprire la carenza di manodopera che interessa il settore architettonico e ingegneristico sarà necessaria un'immigrazione annua di almeno 2200 professionisti stranieri, di cui 750 ingegneri e 1450 architetti. I sondati stimano inoltre che nei prossimi anni risulterà un'ulteriore esigenza di manodopera straniera qualificata (ca. il 10% l’anno). Se si estrapola tale percentuale, prendendo come riferimento per esempio il 2019, si calcola che nei prossimi cinque anni vi sarà un fabbisogno di circa 3500 professionisti.

Qualifiche della manodopera indigena

In considerazione di tali cifre la SIA si prodiga in favore di un'attuazione misurata e oculata dell'iniziativa sull'immigrazione: bisogna evitare che nel ramo della progettazione la nuova politica sui contingenti conduca a un'ulteriore acutizzazione della penuria di manodopera qualificata, rischiando di mettere un freno a un settore chiave dell’intera industria edilizia. Molto più promettente rispetto alle soluzioni forfettarie, come quella delle restrizioni all'immigrazione è, a detta della SIA, la decisione di promuovere in modo efficace la formazione di manodopera indigena qualificata, unita al controllo dell'immigrazione di lavoratori stranieri. In questo contesto si richiede un vero e proprio impegno da parte delle associazioni professionali, della politica e del settore edile. Nel contempo occorre attingere in modo più intenso di prima alle considerevoli riserve di personale indigeno qualificato, già attivo nel settore. 

Migliori possibilità, anche dai 50 in su

Il Direttore della SIA, Hans-Georg Bächtold, si riferisce qui a tre gruppi in particolare: la manodopera femminile qualificata, i lavoratori ultracinquantenni e le persone con una formazione professionale superiore in possesso di ulteriori specializzazioni. «È inammissibile che gli ingegneri maturi o le donne che, dopo la pausa dedicata all'educazione dei figli, decidono di riprendere il lavoro, incontrino così tante difficoltà; mentre nel contempo gli studi di progettazione si rivolgono sempre di più all’estero per reclutare i propri collaboratori», così Bächtold. Il Direttore della SIA desidera richiamare l'attenzione dei membri SIA e il settore della pianificazione, sensibilizzandoli in merito a questo tema delicato. È importante che la manodopera indigena qualificata non si senta svantaggiata. Infatti se un numero crescente di lavoratori qualificati si considera escluso, fronte a una politica migratoria liberale, potrebbe darsi che in futuro, ed è questo il timore di Bächtold, si prendano decisioni ancora più restrittive, che finirebbero per andare a detrimento di tutti.

David Fässler, avvocato, MBA e resp. SIA-Service
Frank Peter Jäger, redattore SIA

 

Informazione ai media, 15.07.2014, Iniziativa sull'immigrazione di massa - Occorre manodopera estera nel settore della pianificazione