02.05.2018 | sia online | Mario Botta
Valerio Olgiati – Membro onorario SIA
Rivolgiamo le nostre vivissime congratulazioni a Valerio Olgiati, nuovo membro d'onore SIA. Un grande grazie per l'immenso impegno profuso!
È bello poter fare l’elogio di un collega, di un amico, di un architetto.
Si potrebbero passare in rassegna gli aspetti che si riconoscono comuni alla nostra passione: l’architettura. Ma il tempo che mi è concesso oggi è particolarmente ristretto, per cui ho scelto di isolare due sole osservazioni che parlano dei valori nascosti e segreti dell’opera di architettura. Sono valori importanti ricercati da Valerio Olgiati e che invitano noi architetti a soffermarci su alcune riflessioni e interrogativi che spesso, oggi, restano lontani dalla quotidianità della professione. La prima riflessione mi è suggerita da Louis Kahn che osserva:
“Se pensate a una scure, avrete una lama tagliente, una grande estremità pesante e un manico; togliete uno di questi elementi e rimarrete senza scure. Questa è quella che chiamo la forma tangibile ed è la stessa nozione di elementi inseparabili. Il vostro progetto sarà sbagliato se non farete una lama abbastanza affilata a causa di materiali difettosi, se non sarà abbastanza pesante perché l’avete fatta di plastica, o se il manico sarà così corto da rendere impossibile il taglio degli alberi. Il concetto è che devono esserci un’estremità pesante, una lama affilata e un manico, ed è questo che io intendo per forma; una forma che affiora dal pensiero e non ha nulla a che vedere con la creazione dell’aspetto esteriore. L’aspetto esteriore viene dopo…”
La seconda osservazione mi è suggerita proprio da Valerio Olgiati: Osserva a proposito del Padiglione di Mies van der Rohe a Barcellona: … “L’acqua nella piscina è completamente immobile, come uno specchio e mentre si cammina lungo questa calma piscina riflettente s’intravvedono le pietre levigate. Si sa che le pietre vengono levigate dal veloce e turbolento moto dell’acqua, pertanto non si può immaginare niente di più contradditorio in questa calma piscina riflettente che sapere che queste pietre lisce appartengono a fiumi turbolenti. Penso che questo sia ciò di cui l’architettura vuole parlare; è una sorta di magia fisica. Essere in pieno possesso di un tale vocabolario architettonico, è ovviamente l’abilità di Mies; le contraddizioni che lui ha costruito sono intenzionali; è incredibile quello che Mies ha compiuto a Barcellona: se si studia il suo lavoro, si comprende il pieno senso di quello che il mondo chiama “Maestro Architetto”.
Questi due pensieri - apparentemente lontani fra di loro - insistono invece sull’interpretazione del fatto architettonico. Un’interpretazione che si rivolge agli animi sensibili, a coloro che hanno uno spirito d’accoglimento, capaci di sottolineare gli aspetti poetici dell’opera di architettura e che, al di là delle ragioni civili e sociali, tecniche e funzionali, rivendicano come ancora possibile una tenerezza d’interpretazione che riattiva il nostro essere chiamati come architetti a risvegliare sentimenti di meraviglia e di bellezza proprio attraverso “l’opera costruita”.
Per questo GRAZIE VALERIO e auguri di ogni bene.
Mario Botta, Architetto e professore all'Accademia di architettura di Mendrisio Aprile 2018
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